Focus 14/07/2025 12:18

Come sono gli allenamenti di Gasperini? Parola di chi li ha provati: "Duri, intensi, due-tre mesi per abituarsi. Ma poi gli avversari al 70' crollavano"

gasperini 2 trigoria

LAROMA24.IT – Una Repubblica fondata sul lavoro. Così Gasperini ha forgiato la sua costituzione calcistica e ora i metodi e gli strumenti che hanno reso celebre l’Atalanta, ancor più di quanto era successo al Genoa, tenteranno di modificare l’apparato della Roma. L’attesa per l’inizio della nuova stagione, scattata ieri con il raduno, è tutta sulle mani da artigiano del nuovo allenatore della Roma, spaventato, per sua stessa ammissione, "da quelli che non sono abituati a lavorare sodo" come confessò in un’intervista al Guardian nel 2020. "Dal sacrificio nascono le vittorie – specificherà Gasperini -. Se non corri in allenamento, non corri durante le partite".

Un teorema di cui sono stati testimoni diretti anche Mancini e Cristante. "Sono allenamenti veramente, veramente, intensi, dal martedì al sabato anche, giorno della rifinitura, galoppi in allenamento" raccontò il difensore romanista in un’intervista del 2020 a 'Cronache di Spogliatoio', un anno dopo il passaggio dall’Atalanta alla Roma. Con risultati evidenti, come spiegava quel Mancini 24enne: "È vero che poi la domenica vai forte, sono arrivato tante volte al 90’ che avrei potuto giocare altri 90 minuti. Guardavo gli avversari col fiatone, l’attaccante faceva fatica a rientrare e io mi sentivo bene, bene". E allora, una serie di testimonianze di com’è l’allenamento secondo Gasperini.

Tra i calciatori che hanno vissuto tutte le gradazioni del rapporto con Gasperini, dall’esaltazione al cortocircuito, c’è Alejandro Gomez. Che spiegò così il metodo dell’allenatore: "Sicuramente l’aspetto fisico è il primo ostacolo. Gli allenamenti di Gasperini sono molto intensi, chi non è abituato a un tale livello di preparazione fisica può risentirne all'inizio. Ci sono anche tanti dettagli tattici da imparare, perché il mister ti chiede molto, in ogni reparto. È un calcio diverso da quello a cui sono abituati molti giocatori".

Servirà del tempo, si aggiunge spesso come postilla ad ogni discorso di buonsenso sull’arrivo di Gasperini a Roma. "Due, tre mesi" specificherà Marten De Roon, tra i soldati più fedeli dell'allenatore che l'ha utilizzato più di tutti in carriera (358 partite), "per abituarmi alle sue richieste".

Poi, in quell’intervista datata 2020 a ‘The Athletic’, De Roon va in rima con quanto abbiamo già sentito da Mancini: "La differenza tra noi e le altre squadre è che vanno molto bene nei primi 60-70 minuti, mentre negli ultimi 20 vanno in sofferenza. Noi invece possiamo mantenere sempre la stessa intensità. È una sensazione molto bella che ti fa spingere ancora di più. Gasperini vuole sempre il massimo della qualità negli allenamenti".
Attenzione, ripetere ad alta voce: "della qualità", dice De Roon. Tant’è che, parlando di "personalizzazione dell’allenamento" in un’intervista a Dazn con Barzagli, Gasperini raccontava un anno fa di esser tornato a inserire "una parte tecnica, quasi da settore giovanile", che dall’espressione pare inteso come lavoro analitico, per curare alcune sbavature d’esecuzione che notava nei suoi calciatori.

Nel 2023, da poco arrivato all’Atalanta, Lookman raccontò di allenamenti "duri e furiosi". Quando fu chiesto un commento ulteriore a Gasperini, è arrivata la risposta spigolosa che ci si attende dal tecnico: "Non sono d’accordo, giochiamo ogni tre giorni. Non è mai morto nessuno (concetto ribadito anche nella prima conferenza a Trigoria, ndr), son tutti ragazzi che continuano a giocare e a divertirsi".

In quell’estate del 2023, dal ritiro dell’Atalanta, Rafael Toloi parlava così: "Facciamo doppio allenamento, cena e poi la sera vado a dormire perché non hai la forza per fare niente. Almeno per me è così, forse perché ho già 32 anni e ho bisogno di riposare".

Dal ritiro pre-campionato successivo, del 2024, Gasperini diluì il carico quotidiano in tre sedute. Al mattino lavoro aerobico, poi doccia, spuntino e via in palestra per una sessione di forza, come si leggeva su un articolo della Gazzetta dello Sport l'estate passata. Nel pomeriggio ancora in campo per il terzo appuntamento stavolta basato su "esercitazioni tecniche e tattiche con mini-partite". Proprio quelle partite di cui Palladino, ieri suo giocatore e oggi allenatore, mantiene vivo il ricordo: "Le nostre partitelle non erano vere, di più. Una battaglia. Ma se reggevi il ritmo, poi la domenica ti sembrava un gioco".

"Ho visto tanta gente non farcela, non reggere, mollare mentalmente prima ancora che fisicamente" continua l’ex tecnico della Fiorentina. "Con Gasp, se sei pigro sei fuori. Ma se lo segui, raggiungi picchi di rendimento impensabili. O sei con lui o contro di lui, senza vie di mezzo", conclude Palladino.

Contro di lui, ad esempio, andò Maehle, seppur dopo la sua migliore stagione in carriera con 3 gol e 3 assist oltre a un minutaggio elevato. L’esterno, da due anni al Wolfsburg, parlò di un allenatore che "decideva tutto e non c’era davvero alcuna libertà". "Stavamo insieme ininterrottamente per giorni se c’erano due partite ravvicinate, è stato molto difficile mentalmente" raccontò dopo aver lasciato Bergamo. Nulla, poi, è acquisito con Gasperini. Un aspetto che per Maehle sembrava esser diventato insostenibile: "Non c’era continuità: potevo giocare una buona partita nel fine settimana ma se giocavo 20 minuti tiepidi nella partita successiva finivo di nuovo in fondo alla coda". "Il mister non guarda in faccia nessuno, è un animale da campo" confermerà, con altri toni, Aleandro Rosi, che Gasperini l’ha incrociato al Genoa.

"Le medaglie le vinci in allenamento, in partita le vai solo a ritirare", ricorda ai suoi giocatori sul gruppo WhatsApp. Le invia lì, come un buongiornissimo, "così tutti i giocatori le hanno ben presenti". Nel 2020, l’immagine scelta come ispirazione per la sua Atalanta era chiara: "Ho messo una foto di un branco di lupi nello spogliatoio, voglio quel comportamento". Viva il lupo, oggi più che mai.