Focus 10/07/2024 21:26
L'identikit: chi è Enzo Le Fée? Le visite in carcere al papà e quella promessa a 8 anni, il calcio come terapia e l'esempio Iniesta (VIDEO)
LAROMA24.IT (Matteo Vitale - Emanuele Polzella) - Quella di Enzo Le Fée non è la solita (noiosa) storia, ma è la storia di un bambino obbligato a diventare uomo fra una visita in carcere al padre e un'altra, sempre in compagnia dell'amato pallone che per lui è stato un rifugio, un porto sicuro. Il francese proveniente dal Rennes per 23 milioni di euro è il primo rinforzo per il centrocampo giallorosso, l'uomo nuovo della mediana per mister Daniele De Rossi, ma dietro le giocate a tutto campo c'è una storia molto particolare, che merita di essere raccontata.
La carriera di Enzo Le Fée tra le difficoltà familiari e il calcio
Enzo è nato a Lorient il 3 febbraio 2000 e il contesto familiare non è stato il più sereno: Jérémy Lamprière, suo padre (il cognome è della mamma, Katia), ha passato molti anni in carcere prima di togliersi la vita. A lui un giovanissimo Le Fée ha promesso che avrebbe fatto strada nel mondo del calcio e così è stato. Lo ha raccontato il francese in una vecchia intervista: "Avevo 7 o 8 anni. Ricordo che mi stavo lavando i denti quando dissi a mio padre: 'Dove il treno è deragliato per te, papà, per me continuerà. Non preoccuparti'. Ho visto così tanta speranza nei suoi occhi e in quelli di mia madre che avrei potuto soltanto farcela. Da allora ho avuto in mente questo obiettivo: il calcio". Sulla mamma, che lo ha cresciuto insieme al nonno paterno, ha detto: "Ha avuto un ruolo importante molto presto".
Degli incontri in carcere con papà Jeremy ne ha parlato profusamente: "La prima volta che sono venuto in parlatorio avevo 5 anni, l'ultima 19. Andavo a trovarlo ogni settimana (...) Anche quando ero molto giovane ho capito subito dove stavo andando. Ad esempio quando devi aspettare che la porta dietro di te sia chiusa per aprire quella davanti. Ci sono tanti piccoli dettagli del genere". Sul rapporto con il papà: "Parlavamo sempre di calcio. (...) Sono rimasto un'ora, ma sembrava che la nostra chiacchierata fosse durata cinque minuti! (...) Quando sono tornato a giocare a calcio, non ho mai avuto difficoltà a parlarne con i miei compagni. Non mi sono mai vergognato". Enzo è tornato a parlare con i compagni di cella del padre anche qualche anno dopo, presso il centro penitenziario di Ploemeur, i quali gli hanno detto: "Tuo papà ci parlava sempre di te".
"Il calcio è la mia terapia". Quella di Le Fée è stata un'infanzia molto dura, sicuramente complessa e atipica, ma durante l'adolescenza non è mai stato seguito da uno psicologo, ha provato solo una volta e ha descritto così l'evento: "Una volta sono andato da uno psicologo. Quando sono uscito ho detto a mia madre che non volevo tornarci, la mia terapia era la palla. Il calcio è sempre stato una fuga, fin da quando ero piccolo. Quando mio padre fu incarcerato (la prima volta aveva tra i 5 e i 9 anni, poi tra i 12 e i 19 anni, ndr), ho trovato conforto nel calcio, ho sfogato quello che avevo dentro. Oggi sono una persona molto tranquilla. Quando ero piccolo non ero così, perché in campo non riuscivo a far emergere quello che provavo. Col tempo ho imparato ad addolcirmi grazie al calcio. Anche per questo ho chiesto di non fermarmi (dopo la morte del padre, ndr). Il giorno dopo per me era importante essere presente all’allenamento, perché il calcio mi aiuta a dimenticare". Sì, perché dopo aver visto il corpo esanime del papà, Enzo ha chiesto al suo club di allenarsi: "Era una necessità. Circa tre ore dopo la sua morte un agente mi ha chiesto di andare alla stazione di polizia la mattina successiva. Gli ho detto che non era possibile, che dovevo andare ad allenarmi. Abbiamo rinviato l'incontro".
Prima del suicidio, Enzo aveva cercato di aiutare suo padre introducendolo ai suoi amici e condividendo il più possibile. Inoltre per un periodo hanno anche vissuto insieme: "Quando è uscito dal carcere sono andato a prenderlo, siamo corsi da McDonald’s come due amici. Il nostro rapporto era cambiato. Volevo cambiasse, avevo paura che lo facesse di nuovo e ricadesse nelle sue abitudini". In seguito, ha aggiunto: "So che mio padre mi guarda da lassù".
Parallelamente a questa difficile situazione familiare, Enzo lavorava per diventare un calciatore. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del calcio nel Keryado, il classe 2000 entra nel settore giovanile del Lorient all'età di 8 anni e fa tutta la trafila fino alla prima squadra. Il 13 novembre del 2018 firma il suo primo contratto da professionista e l'esordio con i grandi arriva cinque giorni dopo in occasione di Saint Malo 1-0 Lorient, match valido per il primo turno di Coupe de France: l'allenatore Mickaël Landreau decide infatti di mandare in campo il diciottenne al minuto 59 al posto di Jason Lokilo. In quella stagione Le Fée colleziona ulteriori due presenze, debuttando anche in Ligue 2.
L'annata 2019/20 si apre con l'arrivo del nuovo allenatore Christophe Pélissier, il quale punta fortemente su di lui, rendendolo il perno della squadra: il centrocampista disputa 26 partite su 28 in campionato e trascina i suoi compagni verso la promozione in Ligue 1. Nella stagione seguente, la prima nella massima divisione francese, dimostra di poter competere ad alti livelli e mette a referto 36 presenze in campionato, fornendo anche 5 passaggi vincenti. Il primo gol, invece, arriva quasi tre anni dopo il suo esordio: è il 22 agosto 2021 e Le Fée sblocca con un colpo di testa la partita tra Montpellier e Lorient, che si concluderà con il punteggio di 3-1 per i padroni di casa. Il centrocampista chiude la stagione 2021/22 con 2 reti e 3 assist in campionato, mentre l'anno seguente è quello della consacrazione: Enzo sigla 6 gol e 5 passaggi vincenti in 36 presenze tra Ligue 1 e Coupe de France, numeri che attirano l'interesse del Rennes. Il club bretone si innamora di lui e sborsa ben 20 milioni di euro pur di assicurarselo. Le Fée gioca con grande continuità e disputa 35 partite esordendo anche in Europa League, ma termina la stagione a bocca asciutta dal punto di vista realizzativo. Nonostante non abbia mai trovato la via del gol, il classe 2000 dimostra grande qualità e duttilità, spingendo la Roma a versare nelle casse del Rennes 23 milioni.
Per quanto riguarda la Francia, in attesa dell'esordio con la nazionale maggiore, Le Fée ha fatto tutta la trafila delle giovanili, disputando anche le Olimpiadi andate in scena nel 2021.
Le caratteristiche tecnico-tattiche: ecco cosa Le Fée può dare alla Roma
Della sua vita abbiamo parlato abbastanza, ma che giocatore è Le Fée? Qualcuno lo ha descritto come mediano, altri come trequartista, qualcun altro più vagamente mezz'ala: la verità è che il francese è un po' di tutto. Un giocatore che lo ricorda per comportamenti e movimenti in campo è l'ultima versione di Mkhitaryan, anche se l'armeno è più presente all'interno dell'area di rigore. Caratteristica, questa, che lo rende complementare a Pellegrini. Qualità (tanta) di tocco e nello stretto, ma anche quantità e contrasti: 39 contrasti vinti su 56 tentati (di cui 24 nel 1/3 difensivo), basti pensare a Cristante che ne ha vinti 53 su 96 e Paredes 47 su 73. Nonostante l'ultima stagione sia stata complessa per diverse ragioni, il francese ha comunque costruito 70 occasioni occasioni da tiro (media 3.41 ogni 90'), dal 2020/2021 all'anno scorso ha tenuto una media di 1,83 passaggi chiave ogni 90'. I numeri in carriera delineano bene i suoi punti di forza e i punti dove migliorare: 8 gol segnati e 20 assist in 177 partite. Parliamo di un palleggiatore, un giocatore a cui piace essere nel vivo del gioco, che sa difendersi anche nel lavoro senza palla. Deve migliorare sotto porta, ma lo ha sempre ammesso, anche in una vecchia intervista (2020): "Cosa mi manca per migliorare le mie statistiche? Me lo chiedo spesso. Francamente non lo so. Mi dico di dover essere più 'assassino'. Mi piace il bel gioco, ma devo concentrarmi di più sull'efficienza".
Régis Le Bris, allenatore che ha lavorato con Le Fée nei primi anni di carriera, ha detto di volerlo rendere un 10 per fargli toccare tanti palloni: "È versatile. L'ho allenato, credo che abbia giocato in tutti i ruoli a centrocampo e in attacco, anche falso 9. Ha una certa cultura di gioco (...) Nel nostro 4-4-2 ha due possibilità, può essere entrambi i 6, perché nonostante il fisico esile ha grande qualità nella difesa della posizione, nei duelli corre molto, ha buon senso dell'anticipo. (...) È maturato, sa quando rischiare, ha notevolmente ridotto il tasso di perdita dei palloni". Un suo ex compagno, Laurent Abergel, ha detto: "Lo adoro. Enzo è il cuore della nostra squadra. È nel vivo del gioco, è ovunque".
Il modello di Le Fée è Andrés Iniesta, ex stella del Barcellona e della Spagna: "Per me è il calciatore più bello da vedere. Il modo in cui vede e sente il calcio...è qualcosa che mi motiva. È un esempio per me". In seguito ha anche descritto il suo calciatore ideale: "Piede destro di De Bruyne, il sinistro di Messi, il cuore di Matuidi, la leadership di Thiago Silva, la testa di Giroud e la visione di gioco di Iniesta, ma siccome lo nomino sempre ne dico un altro: Mac Allister, per me è un genio, sa sempre cosa fare prima di ricevere il pallone".