Approfondimenti 09/03/2021 12:59

Post Match - Il difensore attaccante

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LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Il deve parare, il difensore difendere, il centrocampista passare o recuperare a seconda delle necessità, l’attaccante segnare. Il conservatorismo del calcio, che ciclicamente riappare nei momenti di sconforto, è stato gradualmente scacciato da quando l’interpretazione dello sport più popolare al mondo ha preso una dimensione collettiva. Le richieste attuali, infatti, prevedono un set di abilità decisamente più vario in ogni ruolo. E Gianluca Mancini, anche nell’ultima gara contro il , ha mostrato ciò che deve saper fare un difensore d’ultima generazione.

L’elemento fondante rimane comunque la capacità di sottrarre l’oggetto più ambito, il pallone, ad un avversario, ma anche di riciclarlo degnamente e, nel caso, percepire lo sviluppo offensivo per materializzarsi in posizioni alternative e porgere ulteriori quesiti alle interpretazioni difensive avversarie.

Ecco, allora, il tutorial prodotto da Gianluca Mancini, anni 25 tra poco più di un mese, nato in Toscana, con studi giovanili alla e al Perugia prima di diplomarsi calcisticamente alla scuola Gasperini:

4° nella Serie A per coinvolgimenti offensivi come illustrato dall’account @CalcioDatato, l’interpretazione, accentuata nelle disposizioni a 3, di un difensore deve assecondare le intenzioni collettive. Così, una squadra che pretende di mostrarsi aggressiva deve fondarsi su difensori in grado di accettare duelli anche in casa altrui, come la metà campo avversaria. Qui, Mancini vieta la ripartenza avversaria tramite un recupero offensivo su e invece di terminare l’azione appoggiandosi alla sapienza che teoricamente s’attribuisce a chi è insignito del ruolo di centrocampista, conduce con l’intenzione di provocare l’uscita di un avversario.

Nel punto più estremo, ormai sulla soglia dell’avversario, Mancini trasmette il pallone. Soltanto lì. Non è un vezzo, è la necessità di guadagnare quanto più campo possibile alle spalle del giocatore uscito in pressione. Non è tutto. Perché la doppia superiorità numerica del (5v3) induce Mancini ad avanzare la sua posizione e, anche per via dell’assenza di Pedro rimasto ancora a terra, affiancare Mayoral. Un difensore che, dopo aver recuperato, si pone nelle zone che solitamente accolgono artisti e ballerini tra mezzali, trequartisti, esterni o seconde punte che siano.

Lo sviluppo successivo, che da Pellegrini finisce ad , nel frattempo staccatosi dalla marcatura più stringente dei difensori avversari, chiarisce la necessità di quel comportamento di Mancini. Prima, Mayoral traccia su campo il motivo per cui viene ritenuto importante anche quando non porta a casa lo scalpo avversario. Il taglio “a perdere”, perché difficilmente raggiungibile dal pallone o comunque in una zona di campo che non corrisponde alle mete preferite di un attaccante, apre la strada al filtrante che scriverà per Mancini, a quel punto divenuto il calciatore romanista più avanzato in campo. E li chiamano difensori, ancora.

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