Approfondimenti 17/09/2019 20:02
Prime 3 di A: in attacco solo Spalletti ha fatto meglio con la Roma negli ultimi dieci anni. Dietro si balla, ma Ranieri fece peggio
LAROMA24.IT (Massimo Scialla) - Non serve Zeman seduto sulla panchina per andare in rete 8 volte nelle prime 3 giornate. Ed anzi con il boemo, dopo 3 partite del campionato ‘12/’13, i giallorossi avevano bucato le difese avversarie una volta in meno rispetto a quanto fatto quest’anno con Fonseca al timone. E di certo non è detto che la presenza di Ranieri avrebbe risparmiato alla Roma i 6 gol che ha preso, nell’ordine, da Genoa, Lazio e Sassuolo. L’allenatore di San Saba ha cominciato la stagione sulla panchina giallorossa solo in occasione del campionato ‘10/’11, e nei primi tre match Julio Sergio raccolse la palla in fondo al sacco per ben 7 volte.
POTENZIALE D’URTO – Sicuramente lascia ben sperare il reparto d’attacco: gli 8 gol realizzati nelle prime 3 giornate – solo il Napoli ha segnato di più, 9 reti per i partenopei - eguagliano l’ottimo dato della stagione ‘13/’14, quando sulla panchina della Roma si era appena accomodato Rudi Garcia. A conti fatti, però, l’eroe delle 10 vittorie nelle prime 10 partite di Serie A beneficiò più dell’ispirazione offensiva di alcuni singoli che di una manovra di gioco pianificata al dettaglio, nonché di una solidità difensiva piuttosto rara rispetto alle abitudini dei tifosi romanisti. Nella storia recente della Roma solo Spalletti, nella stagione ‘16/17, fece di meglio: 9 reti realizzate dai suoi contro Udinese, Cagliari e Sampdoria. Gli elementi affinché la media dei gol realizzati possa migliorare, ad ogni modo, ci sono tutti: Fonseca può lavorare ancora molto per inculcare alla squadra la propria impostazione di gioco e l’intesa tra i ‘veterani’ del reparto offensivo e l’ultimo arrivato, Henrikh Mkhitaryan, può solamente affinarsi. In più la mole di occasioni create e non concretizzate dai giocatori giallorossi è già considerevole.
FASE DIFENSIVA - Questione di equilibri, episodi, dettagli: mettici che Smalling non è ancora mai sceso in campo, che dopo 4 gol in 45 minuti rallentare è quasi più un riflesso miotatico che una scelta consapevole, e che non sempre giochi contro il Berardi di turno che tira fuori dal cilindro un mezzo capolavoro da calcio piazzato. Mettici anche però che troppo spesso in queste prime uscite si sono viste voragini tra la linea mediana e quella arretrata, e che nel derby i legni colpiti da Leiva, Immobile, Correa e Parolo hanno sempre deviato la sfera nella giusta direzione. Della serie: poteva andar meglio, ma pure peggio. Sta di fatto che nelle prime 3 gare di campionato i giallorossi hanno subito 6 reti: l’ultima volta era successo proprio nella già citata stagione ‘12/’13, che vide poi Zeman esonerato dall’incarico di allenatore in seguito alla sconfitta del primo febbraio per 2-4 contro il Cagliari. In quella occasione erano state Catania, Inter e Bologna a bucare la difesa giallorossa rispettivamente 2, 1 e 3 volte. Peggio di così, negli ultimi 10 anni, andò solo con la coppia Spalletti-Ranieri (7 gol incassati nelle prime 3 di A, con il tecnico di Certaldo che si dimise in seguito alla sconfitta per 1-3 contro la Juventus per lasciar posto all’allenatore romano) e – come si diceva – con il solo Ranieri, l’anno successivo (ancora 7 i gol presi).
TENUTA STAGNA – I migliori risultati difensivi degli ultimi anni, per quanto riguarda sia le prime 3 giornate di campionato che la classifica dei gol subiti a torneo concluso, li ha ottenuti, ancora una volta, Rudi Garcia. L’allenatore francese è riuscito a far incassare ai suoi un solo gol tra Livorno, Verona e Parma, chiudendo il suo primo campionato in Italia con 25 reti al passivo, solo 2 in più rispetto ai campioni d’Italia della Juventus. L’anno successivo sempre con Garcia, nemmeno un gol subito nelle prime 3 giornate, e 31 alla fine del campionato. Un rendimento difensivo importante si ebbe anche nella stagione ‘17/’18, quando alla guida della squadra c’era Eusebio Di Francesco. 35 i gol subiti dai giallorossi alla fine dell’anno, ben pochi se si considerano le credenziali con cui il tecnico abruzzese si era presentato nella capitale. Di Francesco era infatti considerato un po’da tutti l’erede naturale di Zeman, ma i numeri della difesa giallorossa alla fine del suo primo anno nella capitale dissero ben altro. Chissà che anche Fonseca, tecnico più attento a darle che a non prenderle, non possa stupire in questo senso.