Approfondimenti 23/06/2018 00:32
NICOLO' ZANIOLO: chi è?
Non sarà certo il nome di Nicolò Zaniolo a indorare la pillola della cessione Nainggolan, ma l’ultimo arrivo in casa giallorossa ha già più di qualche credenziale con cui presentarsi ai cancelli di Piazzale Dino Viola. Da Milano filtra l’appellativo di predestinato, con cui in realtà Zaniolo ha iniziato a convivere solo nelle ultime due stagioni, quando la sua maturazione calcistica lo ha portato ad attirare le attenzioni degli addetti ai lavori. Ne sa qualcosa la Fiorentina, con cui io neo romanista aveva iniziato a farsi largo nel mondo del calcio. Ma in casa viola qualcosa non aveva funzionato, tanto da optare per il taglio, al termine della stagione 2015/2016, dopo l’eliminazione degli allora Allievi Nazionali dalle Final Eight romagnole e proprio per mano della Roma di Luca Pellegrini e Mirko Antonucci. Della florida classe ’99, in effetti, Zaniolo non sembrava essere tra i talenti maggiori. Di un’annata che promette bene in vista del futuro, l’ex nerazzurro veniva schiacciato già in casa gigliata dai più quotati Gori e Sottil, ma uscendo dai confini toscani i nomi con maggiore appeal erano proprio i romanista citati qualche riga più su, uniti a Gianluca Scamacca, Davide Frattesi, gli atalantini Bastoni e Capone e gli juventini Zanandrea e Tripaldelli. Dura farsi largo lì in mezzo, ma soprattutto in avanti. Quando l’addio ai viola aveva finito per concretizzarsi, il futuro non sembrava poi così roseo.
A scommettere su Zaniolo, però, ci aveva pensato la Virtus Entella. E forse l’aria della Liguria era proprio ciò che serviva. D’Altronde, quel papà Igor che calciatore professionista lo è stato, è nato proprio a Genova, muovendosi dal settore giovanile della Sampdoria in direzione Alessandra e Aosta, prima di rimettere gli scarpini su prati liguri di Sanremese e Spezia. Ironia della sorte, Nicolò nasce proprio alla vigilia della seconda stagione del genitore con gli aquilotti. 2 luglio 1999, a Massa: stessa città del visionario pallonaro Orrico, ma anche di quel Francesco Baldini laureatosi due giorni fa campione d’Italia con l’Under 17 romanista e di Guido Ugolotti, che il giallorosso lo ha conosciuto da giocatore prima e tecnico delle giovanili poi. Una nascita fortunata, quella di Nicolò. Non fosse altro perché di lì a poco papà Igor vincerà anche un campionato, portando il suo Spezia in C1, con Andrea Mandorlini alla guida e al fianco due che per Roma ci erano passati: Fauso Salsano e Massimo Agostini.
Il calcio nel sangue e come tradizione, anche se Zaniolo senior in A non arriverà mai e i suoi gol li dispenserà in metà terza serie, con i picchi di Salernitana e Genoa, ma un passaggio anche nella Capitale, sponda Cisco Roma. Come compagno, anche Paolo Di Canio. E mentre papà gioca, Nicolò cresce e impara. Metabolizza la vita del calciatore, la vuole ripercorrere. Quando la Fiorentina gli chiude le porte in faccia, via alla Virtus Entella, insieme proprio a un romano, Mauro Semprini. È da lì che Zaniolo riparte, a suon di prestazioni. Finiscono anche per accorgersene in Federazione, dove il selezionatore Paolo Nicolato lo chiama in Under 18, per l’amichevole contro l’Austria: fosse stato solo un mese prima, si sarebbe scontrato anche contro l’Olanda di un'altra new entry giallorossa, Justin Kluivert. Alle volte, vedi il caso…
La Roma evidentemente è nel destino, perché Nicolò l’affronta e la batte con la sua Virtus Entella in campionato, finendo con chiuderle anche davanti in classifica. In Coppa Italia, invece, la musica cambia. Lì i liguri fanno bene, ma vince la Roma di Tumminello, con cui Zaniolo farà coppia qualche tempo dopo. Le prestazioni convincono infatti Roberto Baronio a includerlo nella lista dei 18 per l’Europeo Under 19. Una gratificazione per un sotto età, ritrovatosi in uno spogliatoio dove si cambiano anche Patrick Cutrone e Adjapong, oltre alla truppa capitolina composta da Marchizza, Frattesi e Pellegrini. Adesso sì che e Nicolò fa gola a tanti. Finita la stagione a Entella, lo cercano Juventus e Inter. Fanno prima i nerazzurri, mentre Zaniolo continua a essere un punto fermo nelle nazionali di categoria. A Milano cominciano ad arrivare gol e vittorie, uniti a una duttilità con cui giostra sia da rifinitore che da intermedio, a seconda delle esigenze di mister Vecchi. Non a caso arriverà un l’en plain: Supercoppa (ancora contro la Roma), Viareggio e scudetto. Il tutto, in attesa della Fase Finale dell’Europeo in Finlandia, con gli azzurrini.
Classe sì, ma anche qualche tirata di orecchie. Almeno quando è servito. Ad aprile Luciano Spalletti aveva inserito proprio il nome di Nicolò nei convocati per Bergamo, il ragazzo ha inconsciamente staccato la spina. Vizi e virtù dell’età: una settimana di allenamento scialba al rientro nei ranghi della Primavera, poi una prestazione da dimenticare contro il Torino di uno che Roma la conosce bene come Federico Coppitelli. Risultato inevitabile, un turno di stop imposto da Vecchi e l’ammonizione sul talento che non basta, se non coordinato con il sudore. Zaniolo questo sembra averlo capito. Da lì in poi, nessuno spiffero e tante prestazioni. Soprattutto 13 gol e una considerazione giunta al punto di inserirlo nella trattativa che ha portato Nainggolan a Interello. Un Zaniolo per un Ninja, ma senza paragoni irriverenti. Certo, i più dicono che il ragazzo si farà e c’è solo da attendere. Ma il nuovo inquilino del Fulvio Bernardini non è esattamente un signor nessuno.
Matteo Latini