Approfondimenti 26/11/2011 12:31
Roma, che incubo il secondo tempo: 11 gol su 14 subiti nella ripresa
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Udine ha messo a nudo tutte le imperfezioni di questa rosa. Lamela, Bojan, Osvaldo, Pjanic servono a poco senza idee e progetti tattici. I buchi neri in difesa inoltre ogni volta inghiottiscono le flebili speranze dell'armata ispano-americana. La sciagurata trasferta di Udine è stata lo specchio che ha mostrato a tutti quello che non c'è.
IDENTITA' NASCOSTE - Identità e continuità sono i limiti, i difetti più evidenti dei giallorossi. Una squadra forte con le piccole ma debole e inefficace quando si tratta di dover dimostrare la propria forza. Una squadra capace ogni volta di decomporsi e evaporare durante i novanta minuti.
Qual è la vera Roma? Quella che prende soltanto tre gol nel primo tempo o quella che nel secondo ne subisce undici? Putroppo la vera Roma è sia quella del primo tempo sia quella del secondo. Incostante, isterica, mutevole e infedele. Pronta a tradire sempre le speranze. Pronta sempre a fallire il cosiddetto salto di qualità. Non è colpa del fato o degli dei. Questa formazione è figlia dei suoi limiti strutturali.
Non è colpa del caso se nel primo tempo la truppa giallorossa in questo campionato ha subito soli 3 gol, soltanto uno in più rispetto alla corazzata friulana di Guidolin e nel secondo 11, quattro in più del Cesena e uno in più rispetto al Novara, la peggiore difesa della Serie A. Non rincuora di certo il fatto che per ora la Roma abbia giocato una partita in più.
Cinque delle quattoridici reti subite inoltre sono state messe a segno negli ultimi quindici minuti. Un dato preoccupante che evidenzia le stesse difficoltà trovate l'anno scorso anche da mister Claudio Ranieri, 'il minestraro' che nelle passata stagione dopo le prime dodici di campionato aveva 19 punti, due in più rispetto alla Roma post-rivoluzionaria.
Questa tattica e questi equilibri hanno dei limiti oggettivi. Quando la squadra prova a coprirsi l'attacco diventa inutile e sterile. Quando la squadra parte all'assalto dell'area di rigore avversaria si espone sempre al contropiede degli avversari, chiunque esso sia. Si chiami Meggiorini, Morimoto, Di Natale o El Kabir comunque il risultato non cambia.
I dadi del destino non c'entrano questa volta. La Roma a Udine ha passato la mano. Quello che non c'è, dopo dodici partite di campionato, è ancora un'identità di gioco e soprattutto, la continuità. Carenze che, putroppo, peseranno sulla Roma del presente e su quella del domani.
Gianluca Pace