Approfondimenti 04/05/2021 19:19
José Mourinho, la storia dello Special One. Dagli esordi con il Porto alle sregolatezze fuori dal campo
LAROMA24.IT (Lorenzo Giannini) – La Roma ha annunciato nella giornata di oggi che il nuovo allenatore per la stagione 2021/2022 sarà José Mourinho. La società giallorossa aveva reso noto questa mattina un comunicato in cui dichiarava che Paulo Fonseca non avrebbe più guidato la squadra il prossimo anno e, a distanza di poche ore, ha ufficializzato il nome del nuovo tecnico. Il portoghese conosce molto bene il calcio italiano, avendo allenato in Serie A sulla panchina dell’Inter per due stagioni, ma può vantare di aver trionfato almeno una volta in ogni competizione a cui ha preso parte in carriera tra Portogallo, Inghilterra, Spagna e Italia. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul prossimo allenatore della Roma.
PASSATO – La carriera di allenatore di José Mourinho inizia nel 1981, quando diventa assistente del Rio Ave squadra in cui aveva militato anche da giocatore per una stagione. Gli anni successivi diventa il tecnico di una delle squadre giovanili prima del Belenenses e poi del Vitória Setúbal. Nel 1988 sbarca nello staff dell’Estrela Amadora e nel 1992 in quello dello Sporting Lisbona. La sua carriera però decolla definitivamente nel 1994 quando diventa il vice allenatore di Bobby Robson al Porto, dove vince due scudetti. Successivamente nel 1996 segue quest’ultimo al Barcellona, dove rimane fino al 2000. L’anno successivo passa metà della stagione sulla panchina del Benfica e l’altra metà su quella dell’União Leiria, ma si prepara al salto di qualità definitivo. È il 2002 infatti quando viene nominato nuovo allenatore del Porto, che aveva scelto di esonerare Octávio Machado. Mourinho porterà la squadra al terzo posto e dalla stagione successiva si imporrà come prima forza del campionato. Storica rimarrà però la stagione 2003/2004, in cui porterà la squadra a vincere la Champions League imponendosi per 3-0 contro il Monaco.
I suoi successi lo portano l’anno successivo al Chelsea, dove rimarrà fino al 2007 vincendo tutto quello che poteva vincere in ambito nazionale. Per vederlo trionfare nuovamente in Europa si dovrà aspettare la stagione 2009/2010, dove nel suo secondo anno all’Inter conquisterà il famoso triplete. Dopo sole due stagioni arriverà sulla panchina del Real Madrid, dove nei successivi tre anni conquisterà un campionato, una Coppa del Re e una Supercoppa. Nel 2013 tornerà ancora una volta sulla panchina del Chelsea, dove al suo secondo anno porterà di nuovo i Blues a trionfare in Premier League. L’anno successivo però non riesce a ripetere le proprie prestazioni e nel mese di dicembre rescinde il proprio contratto. Rimane fermo per una stagione, ma nel 2016 viene annunciato come nuovo tecnico del Manchester United. Con i Red Devils vincerà un’Europa League, ma il difficile rapporto con i giocatori gli costerà il posto nel dicembre 2018. Mourinho resterà però in Premier League, visto che nel novembre 2019 viene nominato nuovo allenatore del Tottenham dopo l’addio di Pochettino. Sulla panchina degli Spurs chiude la stagione al sesto posto, e all’inizio di quest’anno porta la squadra ai vertici del campionato. Le prestazioni però iniziano a calare e l’eliminazione dagli ottavi di Europa League contro la Dinamo Zagabria gli costano il posto lo scorso 19 aprile quando la società sceglie di esonerarlo.
TATTICA – Difficile individuare uno schema di gioco prediletto per Mourinho. Uno dei grandi punti di forza del tecnico portoghese infatti, fin dai tempi del Porto, è stato quello di variare la disposizione in campo dei propri giocatori in base al livello e alla qualità della propria rosa. Ad esempio ai tempi del Porto era solito utilizzare il 4-3-1-2, sfruttando i propri attaccanti Derlei e Carlos Alberto supportati da Deco, anche se in alcune occasioni ha schierato la propria squadra con un classico 4-4-2. Nella sua esperienza in Inghilterra sulla panchina del Chelsea ha iniziato ad utilizzare il 4-3-3, anche se nel corso della sua carriera, in particolare dopo l’arrivo all’Inter, ha spesso alternato a seconda dell’avversario il 4-2-3-1 o un più solido 4-1-4-1. Una vasta scelta tattica, che gli permette quindi di adattarsi al meglio ai giocatori a propria disposizione e agli avversari.
PALMARES – José Mourinho può essere definito un vincente, visto che da quando è diventato il tecnico del Porto nella stagione 2001/2002 ha conquistato almeno un titolo con la squadra da lui allenata. L’unica eccezione riguarda il Tottenham, con il quale non ha potuto alzare al cielo un trofeo nonostante il raggiungimento della finale di Coppa di Lega che la squadra ha dovuto giocare senza di lui, visto il suo esonero a sei giorni dalla partita contro il Manchester City di Guardiola. In carriera Mourinho può vantare comunque due Champions League, una con il Porto e una con l’Inter, una Coppa Uefa con il Porto e una Europa League quando era sulla panchina del Manchester United. Non mancano però successi nei tornei nazionali in cui ha allenato. In Portogallo vanta due campionati, una Coppa di Lega e una Supercoppa; in Inghilterra conta due campionati, una FA Cup, quattro Coppa di Lega e due Community Shield; in Italia sulla panchina dell’Inter ha vinto due campionati, una Coppa Italia e una Supercoppa; infine in Spagna con il Real Madrid annovera tra i proprio successi un campionato, una Coppa di Spagna e una Supercoppa.
FUORI DAL CAMPO – Mourinho però è un tecnico diventato famoso non solo per le sue vittorie, ma anche per il proprio atteggiamento fuori dal rettangolo di gioco. Celebre infatti divenne la sua scenata durante una partita tra Porto e Sporting Lisbona, in cui strappò dalle mani di Vitor Baia la maglia che aveva scambiato con un avversario dichiarando che non avrebbe permesso ai suoi calciatori di fraternizzare con giocatori di altre squadre. O ancora ai tempi dell’Inter si rese protagonista di una conferenza stampa molto accesa dopo aver pareggiato una partita contro la Roma per 3-3, in cui si scagliò contro i media per il loro operato volto a manipolare l’opinione pubblica. Mentre in un altro passaggio sottolineò come dal suo arrivo sulla panchina nerazzurra tutti avessero collezionato solo «zero tituli».
O ancora sempre in Italia rimase celebre il gesto delle manette mostrate durante una partita pareggiata nel 2010 contro la Sampdoria. Il suo modo di fare sopra le righe viene messo in atto anche sulla panchina del Real Madrid, dove è rimasto celebre il suo scontro a distanza con Guardiola, allora allenatore del Barcellona. La squadra di Mourinho avrebbe affrontato i rivali storici in quattro partite ravvicinate, due delle quali erano le gare di andata e ritorno delle semifinali di Champions League. Il tecnico portoghese attacca fin dal primo momento Guardiola e dopo aver perso la gara di andata delle semifinali accusò platealmente il Barcellona e il suo tecnico di aver goduto di un trattamento di favore da parte dell’arbitro. Il portoghese in quell’occasione venne deferito dalla commissione disciplinare della Uefa e querelato dalla società blaugrana. Un tecnico particolare dunque, da seguire dentro e soprattutto fuori dal campo, dove non perde occasione di far parlare di sé e di esprimere liberamente il proprio pensiero.