Approfondimenti 05/04/2021 14:40

Post Match - Coherence League

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LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - L'ultima turnata di campionato ha messo la Roma al seminterrato del 7° posto, quello da cui al massimo è consentito scavalcare in "Conference League", una competizione inedita che raccoglierà le squadre finite al di sotto della già subordinata Europa League. All'ultimo vagone del treno di testa, la squadra di Fonseca ci è finita per aver perso la "Coherence League", la coppa della coerenza. Allontanandosi, per urgenze strategiche, da quella che era la propria identità naturale, ricercata dall'arrivo di Paulo Fonseca. Accusato genericamente di non riuscire a cambiare, la Roma rischia di perdere la rotta della propria stagione, almeno quella nazionale, proprio per una modificazione genetica che, non garantendo vantaggi evidenti all'organismo, finisce per atrofizzare i già precarie tessuti emotivi della squadra.

La faccia smunta che la Roma ha mostrato in casa di un che, ormai libero di gironzolare fuori da esigenze di classifica poteva dedicarsi a messaggi etici nella scelta dei calciatori, forse nasce proprio da qui: una frattura tra l'identità perseguita nel tempo e la strategia momentanea che ha, ulteriormente, sbiadito il temperamento giallorosso. Il paradosso era costruito già nella teoria della partita: una squadra che ha chiare ed evidenti necessità di quel risultato, come può raggiungerlo lasciando la stesura dell'incontro all'avversario, per di più quando quella stessa squadra è stata messa al mondo pensando a valori del tenore di "ambizione" e "coraggio"?

L'analisi delle grandi occasioni, ripetute e bilaterali, della partita ne traccia la diversità tra le due squadre. Nei 3 esempi citati, dal palo iniziale di Maxime Lopez, al successivo tiro alto da distanza ravvicinata di Boga, fino al 2-2 di Raspadori, il tema del è ricorrente, e coerente, con la propria natura: costruzione elaborata e paziente, fino al confine della ridondanza, per attivare calciatori tra le linee che attraggano la linea difensiva romanista da colpire dove non batte il sole, in profondità, utilizzata o per la rifinitura (dunque in porzioni di campo più laterali), oppure direttamente per la finalizzazione come nel primo caso.

Ribaltando il discorso sulla Roma, invece, si mostra evidente come si sia venduta l'anima a una strategia che, seppur mostri i suoi vantaggi nella creazione di situazioni pericolose, ha allontanato in maniera letale la squadra dalla propria essenza. Le volte in cui Borja Mayoral ed si sono ritrovati direttamente alle porte di Consigli, oppure la giocata che aziona il temporaneo 1-2, vedono una costruzione estremamente sintetizzata che porta, una volta Cristante, l'altra Diawara e infine Mancini, a saltare tutte le linee disponibili ed evidenziare i limiti nelle letture difensive del a palla scoperta. Questo, seppur consenta un evidente guadagno immediato, nasconde la pericolosa controindicazione di rigettare le proprie credenze, e con sé i propri usi e costumi tradizionali, generando smarrimento soprattutto in una squadra che, come ha già ripetutamente dimostrato, fatica a rimettersi alle volontà dell'avversario anche solo per tratti della partita. Che questo sia accaduto per scelta autonoma, per errore nella trasmissione delle intenzioni dall'allenatore alla squadra o per volere del , a due mesi dalla fine stagione e del contratto del tecnico, pare quasi accessorio.

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