La penna degli Altri 09/08/2017 14:13

Un tira e molla di tre anni. E siamo ancora all'inizio

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IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Tre anni sull’ottovolante per il progetto della Roma di costruire il suo Stadio a con il presidente dei giallorossi, , che minaccia, con ciclicità sempre più breve, la messa in vendita della società se non arriverà il via libera. In mezzo, in questi tre anni, un paio di brindisi a champagne, tante date con annunci tutti seccamente smentiti dai fatti, due sindaci, Ignazio Marino e Virginia Raggi, intervallati dal commissario Tronca, tre assessori all’Urbanistica, Giovanni Caudo, Paolo Berdini e ora Luca Montuori. E una valanga di polemiche. Abbiamo registrato le rane e chi non vuole lo Stadio per salvaguardarle; Italia Nostra che spinge per vincolare le tribune dell’ippodromo di ; il rischio idrogeologico; le accuse di favorire i palazzinari; la querelle metro B/Roma-Lido.

Insomma, in questo triennio l’idea di costruire un nuovo stadio procede a singhiozzo, in una sorta di gigantesco gioco dell’oca. L’ultima casella è quella del Ministero delle Infrastrutture che, con molto più buon senso di quello dimostrato dalla Raggi, chiede sostanzialmente di reinserire nel progetto il Ponte di Traiano con l’annesso svincolo autostradale e complanari dedicate. Un’opera che, collocata sull’autostrada Roma-Fiumicino, avrebbe consentito un accesso diretto all’impianto e che ora si trova definanziata per le decisioni della Raggi. Forse il male minore: il progetto è pronto e infiocchettato. Basta trovare i soldi.

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